Clergy style vestiti come Dio comanda

da LA STAMPA – Voci di Milano

«Mi sono ispirata a un taglio di Lucio Fontana, e ho cercato di realizzare la mia idea con un tessuto antichissimo»: così è nata una mitria per papa Giovanni Paolo II, firmata da  Elisabetta Nava Fischer Bianchetti. Alta, altissima moda, solo per il clero. Possiamo paragonare questo atelier a quelli di Armani e Gucci? «No. Noi siamo ancora più esclusivi – spiega soddisfatta –. Molti nostri capi sono unici». Si nasconde una ricerca incredibile dietro i ricami di ogni abito. Tanto che spesso case di moda famose in tutto il mondo hanno chiesto a Elisabetta di elaborare per loro prototipi e decorazioni.

Cinque generazioni di lavoro intenso dal 1916, sempre in famiglia. Fino ad arrivare, oggi, agli schizzi di Elisabetta Nava Fischer Bianchetti, stilista-designer-restauratrice, nonché amministratore unico dell’azienda. One woman show.

stilista del papa

«Mi sono ispirata a un taglio di Lucio Fontana, e ho cercato di realizzare la mia idea con un tessuto antichissimo»: così è nata una mitria per papa Giovanni Paolo II, firmata da Elisabetta Nava Fischer Bianchetti. Alta, altissima moda, solo per il clero. Possiamo paragonare questo atelier a quelli di Armani e Gucci? «No. Noi siamo ancora più esclusivi – spiega soddisfatta –. Molti nostri capi sono unici». Si nasconde una ricerca incredibile dietro i ricami di ogni abito. Tanto che spesso case di moda famose in tutto il mondo hanno chiesto a Elisabetta Bianchetti di elaborare per loro prototipi e decorazioni. «Ma non posso fare nomi, l’ho fatto in amicizia». Uno studio che non finisce mai, per trovare i materiali migliori, facendo indagini nella lunga, prestigiosa storia del tessuto italiano. Una storia che non si affronta a scuola, ma che ha radici profondissime nel nostro Paese. Secoli di attività manifatturiera per dare alle dinastie ecclesiali abiti inimitabili.

Da anni ormai la stilista milanese affronta la sua personalissima sfida: unire i tessuti migliori con le esigenze della modernità. Qualche esempio? La taschina per il cellulare nel saio dei frati. Oppure lo shop online. «Alla fine degli anni ’90 ho avuto quest’intuizione – racconta Elisabetta – perché mi sono chiesta: come fa un prete in un convento di clausura a collegarsi con il mondo?». E così, sul loro e-commerce di abiti ecclesiastici chiunque può scegliere tra i modellini degli abiti con il prezzo indicato sotto, proprio come accade su moltissimi altri negozi in rete. Con la differenza, però, che in questo caso si tratta di paramenti sacri, pensati per fare da intermediari simbolici tra l’uomo e la divinità.

Una grande responsabilità, quella di vestire chi, durante la cerimonia, fa da mediatore tra i credenti e il loro Signore. «Responsabilità, ma anche emozione. Specialmente quando mi è stato chiesto di creare alcune casule per papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. E dopo tutti questi anni, ora non riuscirei a disegnare golfini e gonne per le altre case di moda. Quei vestiti sono solo “coperture”, sono fini a se stessi. Gli abiti ecclesiastici, invece, hanno un messaggio, una vita intrinseca».

Ma Elisabetta Nava Fischer Bianchettidesigner del sacro” si occupa, in realtà, anche dei preti in versione casual. «Parroci, suore e sacerdoti hanno una vita sociale e lavorativa molto intensa. Per questo hanno bisogno di abiti comodi, ma che allo stesso tempo permettano alla comunità di riconoscerli a colpo d’occhio». E se di solito “l’abito non fa il monaco”, in questo caso vale tutto il contrario.

Fonte: La Stampa - voci del Mattino